I test di personalità e il debito verso Jung

09.03.2016 13:30

di Fabrizio Leonardi

Parlando di Jung vengono in mente le immagini più disparate: l’eretico avversario di Freud, l’allievo che ha “smarrito la retta via”; il mistico che risiedeva sulla rive del lago di Costanza; lo psichiatra dei reattivi di associazione, ecc.
Ci rimane anche l’immagine di uno scienziato che ha elaborato una teoria caratterologica di vasta portata e che ha influenzato inevitabilmente il XX secolo.
Ma qual è il debito che la psicologia dei test ha verso questa figura? Cercheremo di indagare questo lato, meno studiato rispetto ad altri aspetti della vasta produzione di Carl Gustav Jung.

I riferimenti espliciti alla teoria junghiana dei tipi psicologici
Jung stesso è stato un pioniere che ha mostrato la via per i moderni reattivi psicologici. Mentre Binet elaborava la sua scala di intelligenza a Parigi, lo psichiatra svizzero compiva i suoi studi al Burghölzli, giungendo all’elaborazione, insieme a Riklin, del suo reattivo di associazione verbale (4). Il test di associazione verbale permette sostanzialmente di esplorare il contenuto emotivo del paziente tramite l’uso di stimoli bersaglio.
In pratica il paziente proietta determinati contenuti investendo l’oggetto che li ha attivati. Possiamo quindi considerare il reattivo di associazione verbale come un moderno test proiettivo.
Eppure il testo fondamentale da cui poi si sono sviluppati alcuni dei principali test di personalità è un libro di caratterologia e non di testistica. 
I Tipi Psicologici (5) è senza dubbio uno dei pilastri fondamentali della psicologia analitica e testo fondamentale per chiunque voglia studiare la caratterologia moderna. Anche se i termini fondamentali della diconotomia junghiana, Estroverso e Introverso, erano usati ancor prima della comparsa del libro di Jung (2), la loro definizione “moderna”, il loro uso nella Psicologia moderna – o scientifica – risale alla concettualizzazione junghiana. 
Jung, utilizzando i termini Introverso ed Estroverso, non ha inventato nulla di nuovo, ma ha elaborato concetti già usati nella filosofia e nella psicologia pre-scientifica, sistematizzando coerentemente dei concetti già esistenti. L’originalità di Jung risiede nell’aver integrato questi due assi con un sistema complesso di funzioni psichiche, ovvero il Sentimento, il Pensiero, la Sensazione e l’Intuizione.
Il testo fondamentale della psicologia analitica e della caratterologia moderna è un insieme di “orientamenti”, come afferma Jung stesso (6) nell’intervista rilasciata nel 1957 a Richard I. Evans, sulla cui base si sono sviluppati diversi test di personalità. Alcuni di questi test sono stati elaborati partendo esplicitamente dal lavoro junghiano, come il Myer-Briggs Type Indicator (7) e il test di Thomson (13). Altri test di personalità hanno invece attinto più o meno ersplicitamente dalla teoria di Jung. 
In particolare analizzeremo due test proiettivi tra i più diffusi che sono stati influenzati dalla teoria dello psichiatra svizzero: il Rorschach e il T.A.T.

Il test di Rorschach
Il test di Rorschach venne elaborato dallo psichiatra svizzero Hermann Rorschach che, sfortunatamente, morì poco dopo.
Rorschach ha lasciato un libro sull’interpretazione del suo test (11), quando i suoi studi erano solo all’inizio, portando così oggi a molte siglature differenti del test.
È indubbio che fu la scuola psicoanalitica a dare un impulso e uno sviluppo notevole agli studi sul “test delle macchie” e basterà in questa sede ricordare il fondamentale lavoro di Rapaport e dei suoi colleghi (1). 
Tuttavia il test di Rorschach nasce in un contesto culturale e scientifico che si stava appena aprendo alla psicoanalisi.
Rorschach ha compiuto i suoi test in un periodo in cui la psicoanalisi non aveva ancora raggiunto na diffusione globale. È molto più probabile, invece, che sia stato determinante l’influsso di Jung e i suoi studi, ampiamente diffusi almeno nel territorio svizzero.
Del resto lo stesso Jung (6) ricorda come Rorschach abbia attinto notevolmente alla sua teoria dei Tipi Psicologici e alle sue riflessioni sugli Introversi e gli Estroversi, benché entrambi, come riconosce lo stesso Jung, non si siano mai conosciuti. I concetti di Introtensione ed Estrotensione elaborati da Rorschach nel suo test hanno molti punti in comune con la teoria junghiana.
Non è lo scopo di questo lavoro fare un parallelo tra l’opera di Rorschach e quella di Jung. In questa prima introduzione all’argomento è importante notare come la psicoanalisi, e per psicoanalisi si intende quella di matrice freudiana e i suoi successivi sviluppi, abbia giocato un ruolo importante solo dopo la morte di Rorschach. 
Nella fase di elaborazione iniziale del test è stata fondamentale l’influenza del pensiero di Jung, allora molto vicino alla psicoanalisi freudiana, anche se già in alcuni suoi scritti dell’epoca vi erano le avvisaglie della successiva rottura con Freud.
Molto probabilmente Rorschach ha attinto, più o meno consapevolmente, al pensiero junghiano nella formulazione originale del suo test e non dalla psicoanalisi classica.

Il TAT di Murray
Il TAT è un test proiettivo elaborato nel 1938 da Murray. Il test consta di 20 tavole nella quale sono illustrate scene dal significato incerto. Il soggetto deve sviluppare una storia, inerente la scena illustrata.
Murray divenne un famoso psicologo della personalità. Il TAT è oggi uno dei test proiettivi più usato, insieme al Rorschach (12). 
Nell’elaborazione del test TAT, Murray venne influenzato dal pensiero di Jung. Infatti risulta che egli si recò in Europa con la famiglia per un soggiorno di studio.
Studiò soprattutto a Zurigo ed entrò anche in analisi con Jung. Il primo incontro si ebbe nel 1925 e i due grandi si frequentarono intensamente per circa tre settimane. Herry Murray rimase profondamente impressionato dall’incontro con Jung tanto che nella sua autobiografia disse che, congedandosi da Jung, si sentì un “uomo rinato” (8).
Jung ebbe in analisi anche Cristiana Morgan, collaboratrice di Henry Murray, la quale fornì un contributo essenziale nella realizzazione del TAT.
Ci si trova quindi di fronte ad uno scambio di idee e di pensieri che, probabilmente, hanno contribuito, più o meno direttamente, all’elaborazione del TAT.
Alcune immagini richiamano figure elaborate da Jung nei suoi Tipi Psicologici; altre cercano di stilizzare alcuni tra i più diffusi archetipi. Ci sono tavole che fanno riferimento a diversi archetipi, come l’Ombra, piuttosto che il Vecchio saggio, ma sebbene gli archetipi siano applicabili praticamente a qualsiasi situazione (ovvero ogni situazione può essere illustrata ricorrendo ad un archetipo), esistono alcuni passaggi chiave nel libro di Jung che fanno riflettere circa l’influsso avuto negli sviluppi del TAT.
Jung parla dell’uomo come di una “storia”, ovvero che noi siamo la nostra storia personale e la nostra storia collettiva (5). E il TAT non si basa proprio sulle proiezioni dei soggetti che devono costruire delle storie? I soggetti si riconoscono nella figura illustrata e sviluppano una storia che è la loro storia. 
Sottolineo questo per dire come il concetto alla base del TAT sia simile a quanto espresso da Jung sulla personalità dell’individuo.
Se non si può negare tale scambio di idee e di pensieri tra i due grandi psicologi, bisogna tuttavia ricordare come la psicoanalisi freudiana influenzò lo sviluppo del TAT, in quanto Murray entrò in analisi anche con Sachs e Alexander (il primo fu membro del “Comitato segreto”, per la difesa della psicoanalisi, mentre il secondo fu analizzato dallo stesso Sachs). Le analisi con gli psicoanalisti freudiani avvennero in un periodo successivo a quella fatta con Jung e agli incontri avuti con lo psicoanalista di Zurigo, ma è molto probabile che anche queste due analisi abbiano influito sul pensiero di Murray e sull’elaborazione del TAT.

Conclusione
Con questo breve scritto ho cercato di mostrare come Jung non sia stato solo un grande indagatore della psiche. La sua opera ha avuto una grande risonanza anche sulla testistica. 
Jung viene ricordato per numerosi lavori di rilevanza storica per la psicologia e la psichiatria, eppure spesso ci si dimentica dei suoi studi pionieristici nell’ambito testistico. Il suo reattivo non è forse stato il primo test proiettivo usato in psichiatria?
Ma la sua influenza nell’ambito della psicodiagnostica si estende oltre. Ho cercato di mostrare come l’elaborazione del test di Rorschach abbia molto in comune con alcune idee espresse da Jung. Ho inoltre cercato di mostrare come lo scambio di conoscenze con Murray abbia senza dubbio influenzato l’elaborazione e la genesi del TAT.
Importanti autori hanno invece elaborato test che prendono, come riferimento, la dicotomia junghiana di Introverso-estroverso, pur allontanandosi nei riferimenti teorici e pratici. Esempi di questo tipo possono essere il test di Eysenck (3) e il 16 PF di Cattel (1).
In processi di elaborazione dei due test non partono dai presupposti fondamentali dei Tipi Psicologici, anzi, in alcuni casi il contrasto è evidente. Che Eysenck fosse un inquisitore per la psicoanalisi, una sorta di nemesi per ogni psicologia del profondo, è un dato di fatto e cosa ampiamente risaputa in psicologia. Del resto egli stesso afferma che i concetti da lui utilizzati quali Introversione ed Estroversione erano stati elaborati ben prima delle teorizzazioni junghiane (2). 
In effetti il concetto di estroversione utilizzato da Eysenck è differente, per concezione teorica, da quello di Jung. Ma quanto i 2 assunti teorici si discostano l’uno dall’altro? Banalizzando, un Introverso non è pur sempre un introverso? Si parla di concettualizzazioni teoriche diverse, ma non estranee l’una all’altra. Eysenck ha elaborato il suo test partendo da presupposti e utilizzando metodi diversi. Ma quanto le sue conclusioni sono diverse da quelle di Jung?
Lo stesso test di Cattel contiene un chiaro rimando alla dicotomia Estroverso/Introverso. E facendo un’analisi fattoriale di secondo ordine, Cattel ha trovato otto superfattori tra i quali ritorna ancora una volta la dicotomia Estroverso/Introverso (12).
La felice intuizione di Jung, ovvero l’idea di rielaborare e sistematizzare concetti appartenenti alla più che millenaria tradizione filosofico-psicologica, ha avuto un peso rilevante sulle elaborazioni fatte nel novecento, nei campi della Psicologia della Personalità e dei test di Personalità. 
Questa influenza è stata spesso riconosciuta; alle volte è stata semplicemente trascurata e alle volte negata.
Ma questo sembra un copione naturale già visto per una figura così piena di contrasti come quella di Jung.

https://www.psicolab.net/2006/i-test-di-personalita-e-il-debito-verso-jung/